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GAMBATESA SUPERSTAR

Di Donato Iadarola

Negli ultimi giorni Gambatesa, grazie al suo castello, è stato al centro di due avvenimenti culturali suggestivi e prestigiosi.

Il 29 febbraio, nella splendida cornice della Sala del Camino, è stata autorevolmente commentata la raccolta di poesie di Enzo Ragone “Poesie dell’Amore Migratore”. (di essa ha già scritto più su Lucadalex).

Il giorno successivo, 1° marzo, presso la sala conferenze della Biblioteca Provinciale “Albino” di Campobasso si è tenuto un convegno per la presentazione del volume, a cura di Daniele Ferrara “IL CASTELLO DI CAPUA E GAMBATESA – Mito, Storia e Paesaggio”.
Qui di seguito, cercherò di relazionare su quest’ultimo.

UNA NUOVA E PREZIOSA PUBBLICAZIONE STORICO-ARTISTICA SUL CASTELLO DI GAMBATESA



IL CONVEGNO
In una sala stracolma e davanti ad un pubblico attento e partecipe si è dispiegata la sequenza degli interventi degli illustri relatori. Il team era costituito da personalità di grande rilievo, e le loro relazioni sono state tutte all’altezza del compito. Hanno preso la parola nell’ordine Vincenzo Lombardi, Direttore Biblioteca Provinciale “P. Albino”, Daniele Ferrara, Soprintendente SBSAE del Molise, Anna Bisceglia, Vicedirettore Galleria Palatina – SSPSAE e Polo Museale della città di Firenze e Gabriella Di Rocco, Vicepresidente SIPBC sezione regionale del Molise.
Particolarmente illuminante è stata la lezione della dottoressa Bisceglia che, con il corredo di un’ampia documentazione fotografica ( così che anche i profani hanno potuto comprendere appieno i termini del suo discorso), ha impreziosito il ciclo pittorico del Castello di Gambatesa, inquadrandolo nel più ampio contesto del Manierismo Meridionale. Di quest’ultimo ha inoltre evidenziato il carattere di originalità e di autonomia rispetto all’esteso fenomeno del manierismo nazionale ed europeo , segnalando come esso si caratterizzi, tra l’altro, per la marcata accentuazione degli aspetti caricaturali e per la grande libertà creativa, estesa fino al limite del capriccio decorativo.
La dottoressa Di Rocco si è invece soffermata, con un’accurata esposizione, e anch’essa con l’opportuno supporto di rappresentazioni fotografiche, sull’attività edilizia della famiglia Di Capua nel feudo molisano.


IL VOLUME
Ma il vero protagonista del meeting è stato un silenzioso volumetto, graziosamente distribuito in forma gratuita a tutti i convenuti. Il detto popolare che nella botte piccola c’è il vino buono si può gioiosamente applicare a questo prezioso scrigno di tesori culturali e divulgativi. Curato infatti con particolare dedizione dall’ operoso soprintendente SBSAE del Molise, Daniele Ferrara, l’apparente manualetto (formato: 15 X 15 cm.) riserva gradite e rilevanti sorprese per l’ampiezza degli studi, la organicità delle ricognizioni critiche e la perfezione delle innumerevoli immagini pittoriche riportate. Non credo sia qui il caso di elencare tutta la dovizia di notazioni critiche e di significati simbolici disseminati nel corpo del volume dai vari studiosi che hanno concorso alla stesura del libro, ma credo sia opportuno tentare almeno di farne una sintesi sommaria, ripartendola per comodità di esposizione in due brevi sezioni: La Storia dei di Capua e Le novità critiche rinvenute nei testi.

STORIA DI UNA CASATA
L’impresa pittorica eseguita da Donato Decumbertino negli ambienti del piano nobile del Castello di Gambatesa è notoriamente dovuta alla casata dei di Capua, un lignaggio di origine napoletana che si affacciò alla storia del regno meridionale con Bartolomeo primo conte d’Altavilla, morto nel 1328. Ma quello che interessa qui riferire è che l’ aristocratica stirpe acquisì il castello di Gambatesa esattamente otto anni prima della scoperta dell’America, nel 1484, grazie all’iniziativa di Francesco di Capua. A lui successe nel 1488 il figlio Andrea, che nel 1495 ottenne, per graziosa munificenza (e riconoscenza per i servigi ricevuti ) del sovrano, i privilegi feudali anche su molti altri centri molisani, tra cui Campobasso, Termoli, Guglionesi, Casacalenda e San Martino in Pensilis, acquisendo contemporaneamente, tra gli altri titoli, quello di Duca Termoli. A San Martino in Pensilis egli stabilì la residenza ufficiale della famiglia, e lì ancora esiste oggi l’antico Palazzo Ducale. A lui subentrò il figlio Ferdinando che, avendo avuto solo eredi femmine, destinò la secondogenita Maria in sposa al cugino Vincenzo, che, attraverso questo matrimonio, conseguì il titolo di duca e, tra le altre, anche la signoria feudale sul Castello di Gambatesa. Fu esattamente il duca Vincenzo di Capua che nell’anno 1550 commissionò a Donato Decumbertino l’incarico di realizzare la decorazione del piano nobile del Castello, proprio nel periodo in cui lo stile manieristico era in lievitante ascesa nel regno meridionale. A Vincenzo succedette nella proprietà del castello il figlio Ferrante di Capua, che nel 1583 chiuse definitivamente il rapporto dei di Capua con il Castello di Gambatesa vendendolo alla facoltosa famiglia dei Lombardo . ( Per inciso, fu proprio questo il Ferrante di Capua che nel 1570 concesse alla “Università” di Gambatesa il permesso di andare cantando e facendo musiche durante la notte per le strade del paese – Vedi in archivio, su questo stesso blog, l’articolo relativo alla vicenda intitolato “Convegno e mostra fotografica del 30/12 al castello” ).

LE NOVITA’ CRITICHE
Fra le novità puntualizzate dagli studiosi e che ritengo possano costituire un certo grado di interesse per gli appassionati, indico le seguenti :
– una ricca varietà di nuovi significati simbolici e di disparate motivazioni polito-culturali attribuiti alle figure, alle scene ed al tessuto decorativo in generale degli ambienti affrescati;
– la scoperta che la frequentazione di Donato con la bottega ed i cantieri decorativi messi su dal Vasari non si limitò solo all’ambiente romano ma si concretizzò anche a Napoli, tra il 1544 e il 1545, allorché il Vasari vi lavorò per affrescare il convento di Monteoliveto: sono state infatti riscontrate molte analogie stilistiche tra la le figure allegoriche della Prudenza e della Fede dipinte nella Sala delle Virtù di Gambatesa e le personificazioni della Speranza e della Religione rappresentate nella sacrestia di Monteoliveto;
– la sottolineatura che Gambatesa rappresenta un UNICUM nel panorama artistico del regno meridionale per il ruolo preminente ricoperto dal paesaggio archeologico rispetto a quello delle figure allegoriche, teso volutamente e concettosamente solo a celebrare le virtù morali del committente; ne risulta un criterio decorativo più consono ad una residenza suburbana di soggiorno e di delizia che non ad un palazzo di potere. Dora Catalano, redattrice del capitolo intitolato “DONATO E GIORGIO VASARI, UN RAPPORTO SPECIALE TRA ROMA E NAPOLI”, così chiosa a proposito di quanto sopra riportato: “ E’ evidente allora come l’invenzione possa trionfare sul programma” ( di esaltazione encomiastica del committente: n.d.r.);
– la rivelazione stimolante che dall’esame di altre decorazioni esistenti in alcuni importanti centri del grande feudo molisano dei di Capua, si è scoperta una grande famigliarità stilistica tra queste ultime e gli affreschi di Gambatesa e se ne è dedotta la convinzione che anche dette opere debbono essere attribuite all’arte di Donato. Tali dipinti sono: 1) frammenti di affresco della figura di “ San Giovanni Evangelista“ e di una “trabeazione architettonica” nella chiesa di Gesù e Maria in San Martino in Pensilis; 2) gli affreschi relativi alle “Storie della Genesi” nella cripta di Sant’Adamo nella chiesa di Santa Maria Maggiore in Guglionesi; 3) la tela raffigurante “Dio Padre benedicente” nella chiesa di Sant’Onofrio in Casacalenda.

Spero vivamente che queste poche note possano servire a invogliare qualcuno dei lettori a procurarsi in qualche modo una copia dell’accattivante e utilissimo volume.
Donato Iadarola

1 Comment

  1. angy.head ha detto:

    Le meraviglie del castello nel servizio del Tg3 regionale:
    http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-d1815f27-6740-4f70-8c8f-5c80f16a7a56-tgr.html#p=0

    Buona visione!

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