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Intervista al Professor Rocco Cirino, ex docente di geografia e referente regionale dell’ Associazione Italiana Insegnanti di Geografia.

Professor Rocco Cirino

Oggi vi propongo un’intervista fatta al Professor Rocco Cirino, geografo e referente regionale dell’ Associazione Italiana Insegnanti di Geografia sulla mancanza in Molise di un museo dei fossili, sulla riqualificazione della zona del lago d’Occhito, sul perché non s’investe abbastanza a livello turistico nella nostra regione e sul recupero della pietra nei centri storici dei nostri borghi .
Con grande cortesia, il Professor Cirino, ha risposto alle mie domande che riporto di seguito.

  •  Professore, perché in Molise, manca un museo sui fossili?

Manca anche quello di scienze naturali.
Perché non abbiamo una mentalità scientifica e perché i nostri rappresentanti regionali e provinciali non hanno mai pensato di fare un museo o raccolte per i giovani.
Le uniche raccolte che abbiamo di fossili minerali e rocce c’è l’hanno gli alunni in alcune scuole dove ha operato l’AIIG (l’Associazione Italiana Insegnanti di Geografia), poi un’altra bella raccolta c’è l’ha “Monte di mezzo” che è una riserva dell’UNESCO.
Di Altro c’è il Paleolitico, ma lì di reperti, fossili e minerali non c’è nulla, però c’è l’archeologia, cioè i ritrovamenti legati al sito paleolitico che risalgono a 700 mila anni circa.
Quindi il Molise è sprovvisto di musei di scienze, purtroppo.

  • Come si potrebbe riqualificare la zona del lago d’Occhito?

Le ricerche di alcuni studiosi sono per valorizzare il lago con la “battaglia di Canne”, cioè recuperare tutta l’area per far sì che non sia Canne ad ospitare le strutture per il museo, ma il lago del Fortore, poi ci sarebbero i fossili che sono importanti, infatti tutta l’area ne è ricca, in particolare di “pectinidi”.
Poi c’è il rimboschimento che è stato fatto in modo poco attinente alla macchia mediterranea, quindi bisognerebbe sostituire alcune specie come il “Pino d’Aleppo” e il “Cipresso dell’Arizona” con le piante autoctone che sono la Quercia, il Leccio, l’Ulivo, la Ginestra, il “Corbezzolo” e il “Lentisco”.

  • Perché in Molise s’investe poco a livello turistico?

Per il turismo c’è proprio mancanza d’idee, sia da parte delle istituzioni regionali, sia per quanto riguarda anche le istituzioni province e comuni.
Ci sono state delle iniziative, che cominciano a dare qualche frutto, di alcuni giovani come Roberto Colella e Davide Vitiello col “Parco delle Morge” e con undici sindaci della valle del Trigno, che hanno da alcuni anni, almeno tre, cominciato a portare turisti sulle “Morge”. In primis attraverso la valorizzazione dei fossili che sono contenuti nelle rocce e poi per quanto riguarda la vegetazione e infine per il settore sportivo attraverso arrampicata e parapendio.

  •  Come si può recuperare la pietra nei centri storici dei paesi del Molise?

La pietra connota molti nostri borghi, perché il Molise ha una buona pietra molto dura, molto compatta e poi ha avuto nell’Ottocento tutt’una serie di scalpellini molto bravi, che hanno dotato i propri borghi di piazze, scalinate, marciapiedi e portali stupendi, per esempio Oratino, e Guardialfiera.
Per esempio la stazione ferroviaria di Monaco è stata realizzata da scalpellini di Guardialfiera.

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